NEL CASO IN CUI

  il fideiussore faccia valere la nullita’, per violazione dell’art. 2 della l. 287/1990, di una clausola del contratto di fideiussione stipulato con un istituto bancario, in virtu’ della quale, in deroga all’art. 1957 cc, la banca non sarebbe stata soggetta al termine di decadenza di sei mesi per proporre le proprie istanze contro il debitore al fine di poter poi escutere la fideiussione oltre la scadenza dell’obbligazione principale,

IL GIUDICE

•  rilevato che la clausola impugnata e’ del tutto conforme al modello elaborato dall’ABI, discendente a sua volta da una diffusa prassi bancaria preesistente rispetto a tale modello e ulteriormente consolidatasi a seguito della sua adozione;
•  rilevato che la prassi bancaria in questione, in ragione della sua uniformita’ e diffusione, integra un’intesa restrittiva della concorrenza;
•  rilevato che la clausola in discorso, derogando al termine decadenziale di cui all’art. 1957 cc ed addossando cosi’ al fideiussore le conseguenze negative derivanti dall’inosservanza degli obblighi di diligenza della banca, si rivela pregiudizievole per i consumatori e percio’ vietata dalla norma invocata dal fideiussore;
•  rilevato che il contratto di fideiussione in discorso si colloca “a valle” dell’intesa tra le banche e ne rappresenta il naturale sbocco attraverso il quale detta intesa attua il proprio proposito anticoncorrenziale;
•  rilevato che la nullita’ dell’intesa “a monte” determina in via derivata la nullita’ della previsione del contratto “a valle”;

HA RITENUTO

  di dichiarare la nullita’ dell’intesa tra gli istituti bancari e, di conseguenza, della clausola di deroga alla disciplina dell’art. 1957 cc prevista nel contratto di fideiussione oggetto di impugnazione.

                                                                                                           (a cura di Stefano Brighenti)