NEL CASO IN CUI

 sia stato reclamato il provvedimento di sospensione della delibera assembleare di una srl, adducendo la validita’ del voto espresso dal creditore pignoratizio perche’, a prescindere dai patti contrattuali che gli imponevano di comunicare al socio costituente ed alla societa’ ogni evento o circostanza che legittimasse l’esercizio del suo diritto di voto, il capitale sociale era sceso al di sotto del limite legale

IL GIUDICE

 rilevato come i patti contrattuali debbano interpretarsi secondo buona fede, e quindi nel senso che il presupposto del diritto di voto del creditore pignoratizio dovesse effettivamente sussistere in occasione dell’esercizio di quel diritto ed essere altresi’ comunicato, o comunque fatto verificare, al socio costituente ed alla societa’;

come, tuttavia, non fosse necessaria una verifica formale circa la sussistenza del suddetto presupposto, bastando la mera possibilita’ di un suo accertamento;  

come nella fattispecie concreta fosse mancata proprio quella possibilita’, dato che nel corso dell’assemblea sociale non si era potuto deliberare sulla eventuale ricostituzione del capitale, non essendo stati redatti né il bilancio né le relazioni degli amministratori e del collegio sindacale sulla situazione patrimoniale della societa’;

come non potesse venire in rilievo il fatto che, dopo che si era tenuta l’assemblea, il capitale sociale fosse effettivamente sceso al di sotto del limite legale

HA RITENUTO

 di rigettare il reclamo perche’, in violazione dei patti contrattuali, la comunicazione del presupposto dell’esercizio di voto, vale a dire la supposta riduzione del capitale sociale al di sotto del limite legale, era stata fatta dal creditore pignoratizio esclusivamente al socio costituente ma non anche alla societa’.

                                                                               (a cura di Elisa Cendron)