NEL CASO IN CUI

impugnata, per conflitto di interessi ed abuso di potere sotto il profilo della misura sproporzionata, dal consigliere dissenziente, la delibera con cui il cda di una spa aveva fissato il compenso per il presidente e per l’amministratore delegato riconoscendo altresì a quest’ultimo un premio una tantum per quello corrente

IL GIUDICE

rilevato che l’interesse che l’attore lamentava non essere stato evidenziato si identificava con quello all’ottenimento del compenso che e' insito nel medesimo oggetto della delibera del cda; che e' onere dell’attore fornire prova, anche per presunzioni, dell’abuso sotto il profilo dell’irrazionalita' della decisione rispetto agli interessi sociali; che tale prova poteva ritenersi raggiunta in quanto: i) la positiva situazione patrimoniale ed economica invocata a giustificazione era risultata inveritiera; ii) la societa' operava da tempo in situazione di sostanziale difficolta’; iii) la medesima delibera pregava l’amministratore di ritirare i compensi in tempi coerenti con le disponibilita’ finanziarie della societa’: iiii) che non valevano a giustificare le determinazioni consiliari gli accantonamenti prudenziali operati nei bilanci degli esercizi precedenti avendo l’assemblea solo la competenza di fissare il limite massimo non l’ammontare specifico del compenso

HA RITENUTO

 da un lato, che non incombe sull’amministratore destinatario della delibera di determinazione del compenso di esplicitare l’interesse che direttamente risulta espresso dalla natura stessa della delibera e, dall’atro, che essa ove non fosse stata, come era accaduto, autonomamente revocata, con conseguente cessazione della materia del contendere, avrebbe dovuto esser annullata per l’abuso consistente nella sproporzione della misura del compenso avuto riguardo agli interessi della societa'.

(a cura di Renato Pastorelli)