NEL CASO IN CUI

venga impugnata la delibera dell’assemblea di una societa’ a partecipazione pubblica con cui vengono determinati i compensi per gli amministratori, deducendo la manifesta sproporzione del compenso previsto per il presidente del consiglio di amministrazione sia rispetto a quello riservato agli altri amministratori sia rispetto all’impegno richiesto dalla carica;

IL GIUDICE

rilevato che l’importo individuato dall’art. 1, comma 728, l. n. 296/2006 rappresenta il limite massimo alla remunerazione degli amministratori delle societa’ a partecipazione mista pubblico-privata;

rilevato, peraltro, che il rispetto di tale limite nella determinazione dei compensi degli amministratori di tali societa’ non preclude al giudice il sindacato in ordine alla loro adeguatezza rispetto alle dimensioni della singola societa’ partecipata, ben potendo rivelarsi comunque eccessivi;

rilevato dunque che, nel caso si specie, il compenso stabilito per il presidente del consiglio di amministrazione doveva ritenersi sproporzionato ed ingiustificato rispetto alla tipologia di attivita’ richiesta dalla societa’ in questione, oltre che in considerazione dell’esiguo ammontare degli utili realizzati negli anni precedenti;

rilevato che la relativa delibera doveva, di conseguenza, considerarsi illegittima;

rilevato infine che la delibera impugnata era stata sostituita con altra idonea a rimediare ai suesposti profili di illegittimita’;

HA RITENUTO

di dichiarare cessata la materia del contendere relativamente a tale impugnazione condannando tuttavia la societa’ convenuta, a norma dell’art. 2377, comma 7, cc alla rifusione di meta’ delle spese di lite a favore del socio impugnante.

                                                                                              (a cura di Stefano Brighenti)