NEL CASO IN CUI

venga intrapresa nei confronti di un socio pubblico moroso la procedura di alienazione delle sue azioni ai sensi dell’art. 2344 cc;

il socio pubblico, nel frattempo, abbia ritenuto di dover procedere alla dismissione della propria partecipazione in ottemperanza al precetto di cui all’art. 3, commi 27-29, l. n. 244/2007;

andata deserta la procedura ad evidenza pubblica preordinata alla suddetta dismissione, detto socio abbia comunicato la cessazione della propria partecipazione ed abbia domandato la liquidazione della stessa;

IL GIUDICE

rilevato che l’art. 1, comma 569, l. n. 147/2013 prevede la cessazione automatica delle partecipazioni societarie non alienate alla scadenza del termine previsto dalla stessa disposizione;

rilevato che il successivo comma 569 bis del medesimo art. 1, l. n. 147/2013, qualificato norma di interpretazione autentica, rimette all’assemblea dei soci della societa’ partecipata la competenza «relativa all’approvazione del provvedimento di cessazione» del rapporto societario in essere con il socio pubblico;

ritenuto che cio’ significhi che l’efficacia della comunicazione di cessazione e’ subordinata all’adozione, da parte dell’assemblea dei soci della societa’ partecipata, di una delibera di approvazione o, quanto meno, di recepimento, in mancanza della quale l’ente recedente non ha diritto alla liquidazione della partecipazione;

rilevato che nel caso di specie una simile delibera manca e, pertanto, non può ritenersi che il socio pubblico abbia sciolto il proprio rapporto societario;

HA RITENUTO

di rigettare la domanda ex art. 700 cpc del socio pubblico di sospensione della procedura di alienazione sul mercato delle sue azioni ex art. 2344 cc.

                                                                                                         (a cura di Stefano Brighenti)